CONCERTI ORO IL PIANOFORTE JAZZ ASTRAZIONE E IMPROVVISAZIONE ALBERTO NAPOLIONI

CONCERTI ORO IL PIANOFORTE JAZZ ASTRAZIONE E IMPROVVISAZIONE ALBERTO NAPOLIONI

sabato 15 dicembre ore 21,15
Altidona - Accademia Malibran - Sala Colonna
IL PIANOFORTE JAZZ
Astrazione & Improvvisazione
ALBERTO NAPOLIONI pianoforte

Ingresso € 8.00

Acquisto biglietti info & prenotazioni mobile 338 8219079 - tel. 0734 931855

E' possibile acquistare il biglietto anche la sera stessa del concerto presso la Sala Malibran dell'Accademia a partire dalle ore 20.15. Per i minori fino a 12 anni l'ingresso è gratuito.

Al termine del concerto presso la Sala Malibran seguirà un brindisi con i preziosi vini della TENUTA COCCI GRIFONI di Ripatransone (AP) e le specialità della BOTTEGA DI MICHELE di Altidona (FM)

 

ALBERTO NAPOLIONI Pianista, Compositore, Polistrumentista
Diplomato in Pianoforte presso il Conservatorio "G.B. Pergolesi" di Fermo.
Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Camerino con votazione 110 & lode.
Ha partecipato a seminari studiando con musicisti di fama internazionale quali: Aaron Goldberg, Chris Potter, David Binney, Scott Colley, Craig Taborn, Brian Blade, Dave Kikosky, John Taylor, Ben Allison, Stefano Battaglia, Franco D'Andrea.
Nel 2011 è stato riconosciuto come "miglior solista" al concorso internazionale di musica jazz "Premio Jazz Live".
Nel 2009 ha vinto una borsa di studio per studiare presso il prestigioso Berklee College of Music di Boston, premio indetto dalle clinics di Umbria Jazz.
Ha suonato e collaborato con artisti dal calibro di: Enrico Rava, Rosario Giuliani, Fabrizio Bosso, Jonathan Kreisberg, Massimo Manzi, Ares Tavolazzi, Tiziana Ghiglioni, Marco Tamburini, Francesco Cafiso, Walter Paoli, Massimo Moriconi, Daniele Di Bonavantura, Maurizio Urbani, Fabio Zeppetella, etc.
Ha suonato in alcuni tra i più importanti festivals jazz d'Europa: Umbria Jazz, Fano Jazz, Musicamdo Jazz, PIMU "Premio Internazionale Massimo Urbani", Fara Jazz e per altre prestigiose istituzioni.

https://www.youtube.com/user/Akindofjazz86

 

«Gli artisti vivono in una notte piena di sorprese,
portano la loro lampada, avvolti penosamente in un cerchio d'ombra;
danno la luce, di cui non sanno e di cui non vogliono sapere l'essenza,
perché l’importante per loro non è il sapere, ma il dare»
Lino Liviabella

JAZZ. Un universo mutevole e in continuo divenire nella più complessa pluralità di universi espressivi, idiomi e stilemi comunicativi che nel corso dell’ultimo secolo, ancor più nei giorni nostri, si accresce mutando o addirittura virando nei suoi lineamenti strutturali e nelle forme più retoriche e estetiche.

Il jazz, come la tradizione suole raccontare, “nasce” a New Orleans dal magico e prolifico incontro tra il DNA ritmico e improvvisativo africano, sopravvissuto nel nuovo mondo e la tradizione armonica, melodica e strumentale Europea. Non posso esimermi dal citare Duke Ellington, Charlie Parker, Miles Davis, John Coltrane, Chick Corea; essi sono solo alcuni artisti nell’immensa tradizione jazzistica novecentesca.

Ricorderei, in tema di “scambi” tra tradizioni diverse, l’incontro romano tra lo stesso Miles Davis e Luciano Berio al quale il trombettista americano chiese il permesso di “prender in prestito” alcune armonie dopo esserne rimasto affascinato.

Occorre però lasciare questa infinita storia per riporre l’attenzione sulla particolare materia della composizione estemporanea dei pianisti e delle loro performance in solitaria sui palchi del mondo e nella loro peculiare produzione discografica. Il piano solo sembra quasi assumere una sua propria distintiva espressività capace di svelare “pagine” musicalmente efficaci e straordinariamente emozionanti.

Jelly Roll Morton, Oscar Peterson, Cecil Taylor, John Lewis, McCoy Tyner, Thelonius Monk, Mal Waldron, Herbie Hancock sono solamente alcuni nel grande scenario di interpreti di quest’arte. Verrebbe di parlare di Keith Jarrett e del suo concerto di Colonia del 1975 (e della sua pubblicazione per ECM, primo al mondo per vendite, succeduto dalle Goldberg Variations di Glenn Gould), ma lo scenario è vastissimo e vale la pena arrivare a citare Brad Mehldau e Tigran Hamasyan. Appare affascinante la capacità di questi artisti di assorbire e farsi contaminare da generi lontani come la Pop Music, il Rock, le varie tradizioni popolari nordiche, mediterranee, armene, balcaniche, fino ai movimenti “colti” come il minimalismo e la musica elettronica.

Nel contesto di questo incessante processo, la sensibilità musicale di Napolioni sembra far tesoro del patrimonio prosodico di questi illustri artisti, inoltrandosi in un nuovo quadro stilistico in cui il termine jazz perde quasi il proprio significato canonico divenendo limitativo per identificare il processo primigenio che è alla base del comporre musica estemporaneamente. Nella fattispecie, la sua retorica espressiva tende a comprendere una vasta gamma di colori e sonorità alla ricerca di un sound iridescente, personale e insolito.

Infine, come breve guida all’ascolto probabilmente divergente rispetto alla fruizione dell’esecuzione di un’opera tratta dal repertorio Classico, propongo questo breve estratto scritto da Gianni Zen:

.. “ l'improvvisazione è valutata mediante l'adozione di criteri estetici legati alla sua capacità (o incapacità) di mobilitare l'attenzione degli ascoltatori. In quanto l'improvvisazione è un processo, le si richiede di avere una caratteristica fàtica peculiare; essa deve riuscire a interessare, a sorprendere, a scorrere con “energia” e a trasportarci in questo flusso. La storia dell'emancipazione dell'improvvisazione nel XX secolo narra proprio la sua conquista di attenzione: per gli ascoltatori, per le masse, per l'industria culturale e per la critica musicale. Nella corrente il nostro impegno di ascoltatori, si configura “presenza mentale”: essendo presenti a noi stessi, possiamo migliorarci come uomini, e cercare di costruire, grazie al medium musicale, delle relazioni sociali sincere e profonde”. La composizione estemporanea non è solamente volta a mobilitare e carpire l’attenzione e la “presenza” del pubblico ma, talvolta, costituisce un’opera in sé, il cui contenuto verge a mantenere un intrinseco significato artistico. ©Federico Bracalente


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