RUDOLF NUREYEV - OMAGGIO A UN MITO E GENIO DELLA DANZA

RUDOLF NUREYEV - OMAGGIO A UN MITO E GENIO DELLA DANZA

domenica 19 dicembre 2021 ore 17.15

Altidona - Accademia Malibran - Sala Colonna

SALOTTO MALIBRAN - Conversazioni d'Arte e Cultura

 

Con il Patrocinio e Contributo

 

Rudolf Nureyev, tra i più grandi danzatori di ogni tempo, è ancora oggi un’icona della danza classica e simbolo di un’epoca drammatica quale è stata quella della Guerra Fredda. Ricordiamo l'immenso artista attraverso racconti, immagini e musiche dei balletti Petruška e Lo Schiaccianoci.

 

 


Presentazione e intervista a cura di Paolo MARCONI Giornalista

Con la partecipazione di



Alberto LIBERATO SCIOLI Principal Dancer e Direttore artistico in U.S.A.

A seguire

CONCERTI ORO - MALIBRAN CLASSICA
CONCERTO DI NATALE
In collaborazione con

 

DANZE RUSSE
Davide MARTELLI Pianista
Musiche di Tchaikovsky/Pletnev - Stravinsky
Ingresso €10,00

Info e Prenotazioni 338.8219079

 

VIVEREFERMO.IT

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Programma

Tchaikovsky (1840- 1893) Pletnev (1957)
Suite dal balletto Lo Schiaccianoci
- Marcia
- Danza della fata confetto
- Tarantella
- Intermezzo
- Trepak (Danza russa)
- Danza cinese
- Pas de deux, Andante maestoso

 

Stravinsky (1882-1971)
Tre movimenti da Petruska
- Danza russa
- Da Petruska
- La settimana grassa


 

Davide MARTELLI Pianista
Nato a San Benedetto del Tronto nel 1989. Nel 2008 ha conseguito nello stesso anno la maturità classica con Lode e il diploma di Pianoforte con Lode e Menzione d’Onore sotto la guida del M. Fabrizio Viti presso il Conservatorio Pergolesi di Fermo. Ha approfondito lo studio del repertorio pianistico durante il Biennio ad indirizzo concertistico, terminato nel 2011 con Lode e Menzione, presso il Conservatorio Pergolesi e l’Hochschule fur Musik di Frankfurt, dove ha frequentato un semestre nella classe del professore Emerito Andreas Meyer-Hermann. Contemporaneamente ha dimostrato interesse per la didattica dello strumento, ottenendo dapprima l’abilitazione per insegnare ai bambini con il metodo Yamaha (esame di grado 5) ed iscrivendosi poi al Biennio ad indirizzo didattico per la formazione dei Docenti di strumento delle scuole medie ad indirizzo musicale e al Tirocinio Formativo Attivo che gli hanno permesso di partecipare al concorso per la scuola 2016, vincendo il posto come docente di pianoforte al liceo musicale Tenca di Milano.
Ha ottenuto il Diploma Accademico di Concertismo con il M. Lorenzo Di Bella all’Accademia Pianistica delle Marche di Recanati, dove ha avuto l’opportunità di studiare anche col M. Gianluca Luisi e di frequentare master-class tenute da concertisti come Leslie Howard, Lucia Passaglia, Roberto Cappello, Vincenzo Balzani, Kostantin Scherbakov, Mariangela Vacatello e direttori d’orchestra come Manlio Benzi, Reinhard Seehafer.
Nel 2013, all’Imola Summer Piano Academy ha conosciuto il M. Enrico Pace, con cui ha continuato a studiare presso l’Accademia di Musica di Pinerolo.
Ha vinto numerosi premi in competizioni pianistiche tra cui il Concorso Bach di Sestri Levante, il Concorso Internazionale Fortini di Bologna, il Concorso Città di Cesenatico, il Concorso Euterpe di Corato, il Concorso Città di Ortona ed il Concorso Internazionale di Ostuni. Si è esibito in recitals pianistici in varie città italiane ed ha eseguito in veste di solista il Concerto in la minore di Grieg, il Concerto n. 1 in do maggiore op. 15 di Beethoven, il Concerto K467 di Mozart ed il Carnevale degli animali di Saint-Saens.
Si è specializzato in Musica da Camera, in particolare in duo pianistico, pianoforte a 4 mani, violoncello e pianoforte ,violino e pianoforte , frequentando i corsi annuali tenuti dal M. Pier Narciso Masi a Torano. Ricopre il ruolo di pianista accompagnatore presso l’Accademia - Musicale Internazionale Maria Malibran di Altidona, ai corsi di Alto Perfezionamento di Piceno Classica, al concorso internazionale di oboe Tomassini e al concorso internazionale di canto Anita Cerquetti .
Ha intrapreso lo studio di Composizione al Conservatorio Pergolesi, inizialmente col M. Michele Ignelzi per meglio comprendere le musiche affrontate e, successivamente, con il M. Fulvio Delli Pizzi, che lo ha spinto ad esprimere la propria personalità attraverso la composizione e lo ha portato al diploma col massimo dei voti nel 2017.
Ha vinto un concorso per una musica pubblicitaria con un brano per quartetto d’archi, ha composto ”Melodien” (2011) per strumenti a fiato e percussioni, un Konzertstück per pianoforte e fiati(2013), “Mirages” (2014) per una tournée europea dello Stanford Wind Ensemble (California) diretta dal M. Aquilanti, “Pneumata”(2014) per flauto contralto, corno inglese e violoncello, su una poesia di Marco Fortuna, “Kaléidoscope” (2017) per piccola orchestra.
Dal 2014 è direttore artistico del Cupra Musica Festival.
«Davide Martelli è uno tra i giovani musicisti marchigiani più interessanti, con una solida formazione accademica e un percorso artistico intrapreso che non trascura alcun aspetto dell’attività musicale, affiancando al concertismo la composizione, l’attività didattica e quella organizzativa, esperienze che ne fanno un musicista moderno nel senso più fecondo del termine» (Società Filarmonica Ascolana, 2014)

 

Al termine dell'evento seguirà un brindisi con i vini artistici CANTATRICE e GUARRACINO prodotti dall’Accademia Malibran e i LIQUORI VARNELLI, che saranno ben accompagnati dagli AMARETTI DELLA VALDASO.

L’occasione sarà gradita per scambiarci gli auguri di Natale e per salutarci.


                               “Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.”
                                                                                                                                         Rudolf Nureyev

 

RUDOLF NUREYEV E LA LETTERA D'ADDIO A «LA SUA DANZA»

Nina Ferrari 8 set 2017

 

L'ho nominata più volte, ma vale sempre la pena di rileggerla. Eccovi dunque quella che avremmo voluto fosse l'ultima lettera di Rudolf Nureyev, il suo testamento spirituale, resa reale e meravigliosa dalla penna vibrante di Colum McCann, autore di La Sua Danza, e che ha saputo renderci vivo il pensiero di una stella della danza:

 

«Era l’odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e, dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.

Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe consunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi portava sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, la fatica. Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l’odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un’aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa.

Ricordo una ballerina, Elèna Vadislowa, famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine corso, per gli insegnanti che la guardavano, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta. Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo e tenevo l’universo tra le mani e, mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava tutto perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria.

 

Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sala e sentire il mio sudore uscire dai pori del viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell’arte può dare. Ero pittore, poeta, scultore. Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l’unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio, ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e, dopo tredici anni, mi dettero la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi in cui danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l’unica cosa che volevo era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all'orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione ed il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri più luminosi della danza.

 

Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, e il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo peso. Ma l’unica cosa che mi accompagna è la mia danza, la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell'apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.

 

Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita».


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